Dietro i numeri di Gaza: come il Ministero di Hamas distorce la realtà del conflitto

Un rapporto pubblicato nel dicembre 2024 dalla Henry Jackson Society, intitolato “Questionable Counting: Analysing the Death Toll from the Hamas-Run Ministry of Health in Gaza”, redatto da Andrew Fox, mette in luce le gravi incongruenze nei dati sui decessi forniti dal Ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, durante il conflitto iniziato il 7 ottobre 2023. Di seguito, un’analisi sintetica delle principali scoperte.
Dati inaffidabili e manipolazioni evidenti
Il rapporto evidenzia errori sistematici nei registri del Ministero della Salute di Gaza, che ne compromettono la credibilità. Uomini sono stati registrati come donne, ad esempio con nomi maschili come Mohammed classificati come femminili, e adulti come bambini, come un 31enne indicato come neonato o un 22enne come bambino di 4 anni. Queste anomalie sembrano mirare a gonfiare il numero di donne e bambini tra le vittime, alimentando una narrazione emotiva. Inoltre, i dati includono circa 5.000 morti naturali annuali, pazienti oncologici e vittime di razzi malfunzionanti lanciati da fazioni palestinesi, senza distinguere tra civili e combattenti. Sono state rilevate anche persone decedute prima del conflitto inserite nelle liste, contribuendo a un quadro fuorviante.
Metodologie di raccolta dati discutibili
Il Ministero della Salute di Gaza, sotto il controllo di Hamas dal 2007, utilizza tre fonti principali per i suoi dati: registri ospedalieri, segnalazioni familiari e fonti mediatiche o social, spesso senza verifica. Dopo il collasso del sistema informatico ospedaliero nel novembre 2023, il Ministero ha adottato metodi meno rigorosi, come moduli Google pubblici che non richiedono prove di decesso, permettendo alle famiglie di segnalare anche persone scomparse come morte. A partire da aprile 2024, sono stati accettati dati incompleti, aumentando le discrepanze demografiche. Ad esempio, i registri ospedalieri riportano il 55% di donne e bambini, mentre le segnalazioni familiari indicano il 60% di uomini, suggerendo una manipolazione per enfatizzare le vittime civili vulnerabili.
Una narrazione distorta dai media internazionali
Un’analisi di 1.378 articoli di testate prestigiose come CNN, BBC e The New York Times, condotta tra febbraio e maggio 2024, rivela un’adozione acritica dei dati di Hamas. La maggior parte degli articoli non distingue tra civili e combattenti, citando quasi esclusivamente le cifre del Ministero di Hamas e raramente fonti israeliane. Solo una minima parte menziona i decessi di combattenti, stimati in oltre 17.000 da fonti israeliane, contribuendo a una narrazione che presenta le azioni israeliane come sproporzionatamente dirette contro i civili. Esempi includono affermazioni fuorvianti, come quella di Fareed Zakaria su CNN, che ha parlato di “35.000 civili morti”, ignorando la componente di combattenti.
Un problema ricorrente
Le manipolazioni non sono nuove. In conflitti passati, come l’Operazione Cast Lead (2008-2009) e Protective Edge (2014), Hamas ha nascosto i decessi di suoi membri, presentandoli come civili. Ad esempio, nel 2018, dopo un incidente di protesta al confine, Hamas ha ammesso che 50 delle 60 vittime erano suoi militanti, nonostante il Ministero le avesse inizialmente dichiarate civili.
Implicazioni e necessità di un approccio critico
Le distorsioni nei dati del Ministero di Hamas, amplificate dall’accettazione acritica da parte di media e organizzazioni internazionali come l’ONU, hanno conseguenze significative. La falsa narrazione che emerge raffigura le operazioni israeliane come sproporzionatamente letali per i civili, influenzando opinioni pubbliche e decisioni politiche. La mancanza di dati credibili rende difficile valutare il rispetto del diritto umanitario internazionale, che richiede di minimizzare i danni ai civili. Il rapporto invita i media a esaminare criticamente le fonti, distinguendo tra dati verificati e manipolati, per garantire un’informazione accurata.
Necessità di una narrazione più equilibrata
Il rapporto evidenzia con estrema chiarezza che i dati del Ministero della Salute di Hamas non possono essere considerati affidabili senza un’analisi critica. La comunità internazionale e i media devono adottare un approccio più rigoroso, verificando le fonti e distinguendo tra civili e combattenti. Solo così si potrà comprendere il vero costo umano del conflitto e favorire un discorso più equilibrato e informato.
Per approfondire, il rapporto è disponibile su henryjacksonsociety.org cliccando qui.