Silvio Berlusconi: ode postuma
“O, Silvio…”
Vorrei avere la capacità di comporre per Lui un’ode classica, con metrica, musica e annessi vari, da accompagnare con la cetra o il liuto come si faceva in tempi lontani ove l’arte e la letteratura regnavano sovrane: essendone impossibilitato, la scriverò in prosa, scevra dai canoni del classicismo.
Gli strascichi di Tangentopoli
Il primo ricordo che ho di Lui risale a quasi trent’anni fa, nel 1993: il Paese era straziato da Tangentopoli e vi era un irrespirabile clima da caccia alle streghe – capitanata dal partito di Repubblica – che aveva disintegrato i cinque prominenti partiti della Prima Repubblica, lasciando la maggioranza degli italiani orfani politicamente incluso il sottoscritto che l’anno precedente – il 5 aprile 1992 – votò con convinzione il Partito Socialista Italiano di Bettino Craxi.
Nella seconda metà del 1993 avevo 19 anni e, a differenza di molti miei coetanei, mi interessavo di politica attraverso quotidiani e tribune politiche (si chiamavano così all’epoca).
Mi ricordo chiaramente di un articolo pubblicato in quel periodo sulla terza pagina de La Stampa (a quei tempi dedicata agli approfondimenti), dal titolo “Berlusconi: sarò io il centro”, dove già faceva intendere la sua discesa in campo. Come mi ricordo con altrettanta chiarezza che ne parlai con mia madre, dicendole: “Berlusconi è uno che ha dimostrato che le palle ce le ha davvero: vuoi scommettere che – se si dovesse candidare – voteremo tutti per lui?”. La sua risposta fu: “Assolutamente sì!”.
Nella prima metà di quell’anno si votarono i referendum abrogativi della legge elettorale (a quei tempi, proporzionale puro) promossi da Mariotto Segni, all’epoca politico molto popolare grazie a quella sua iniziativa. La schiacciante vittoria dei “Sì” rovesciò il principio proporzionalistico a favore di quello maggioritario, coronatosi poco più avanti con il varo della nuova legge elettorale ibrida (“Mattarellum”, scritta da Sergio Mattarella) che avrebbe eletto i parlamentari al 75% attraverso il sistema dei collegi elettorali maggioritari, e il restante 25% con il vecchio proporzionale.
Tangentopoli aveva asfaltato tutti i partiti del “pentapartito” (PSI, PLI, DC, PRI, PSDI) i quali costituivano la maggioranza in Parlamento e nel Paese e che – nel bene e nel male – avevano reso l’Italia la quarta potenza mondiale, con un’economia alquanto florida e assicurando benessere per tutti.
In quel contesto storico, la maggioranza degli italiani – incluso chi scrive – non aveva alcuna intenzione di dare l’Italia in mano al Partito Democratico della Sinistra di Achille Occhetto e Massimo D’Alema: il PDS non era altro che il vecchio Partito Comunista Italiano reduce solo del cambio di ragione sociale, ma ancora al 100% composto dai vecchi indigeribili comunisti: tuttavia i nostri partiti storici erano stati distrutti dai loro amici giudici, e a ciascuno di noi era venuto a mancare il proprio partito di riferimento.
1994: la discesa in campo
Il 26 gennaio 1994, Silvio Berlusconi fece a reti unificate Fininvest (i suoi tre network televisivi) il suo storico discorso della discesa in campo, candidandosi con il suo nuovo movimento politico “Forza Italia” alla guida del Paese.
Come molti italiani, dopo aver sentito quel discorso nel quale totalmente mi rispecchiavo umanamente e politicamente, mi sentii chiamato. In quel momento iniziò la mia avventura politica in Forza Italia.
Conosciamo tutti gli avvenimenti successivi a quel messaggio televisivo: la vittoria alle elezioni politiche del 27-28 marzo 1994, il primo Governo Berlusconi, i falchi e le colombe, la vittoria netta di Forza Italia alle elezioni europee di giugno 1994, le prime inchieste giudiziarie, il tradimento di Bossi, la caduta del primo Governo Berlusconi alla fine del 1994 (sponsorizzata dal detestato Scalfaro, all’epoca Capo dello Stato), il Governo Dini, la vittoria di Prodi nel 1996, la traversata nel deserto, la vittoria alle politiche del 13 maggio 2001 dove Berlusconi fu a capo di due governi ininterrottamente per cinque anni (primo caso nella storia repubblicana), il ritorno di Prodi nel 2006 e successiva caduta nel 2008 con la terza vittoria di Berlusconi che fece il suo quarto e ultimo governo con la maggioranza parlamentare più ampia della storia della Repubblica, governo schiacciato dalle inchieste giudiziarie del caso Ruby (poi anni dopo tutte conclusesi con assoluzioni piene) e dall’artifizio dello spread che costrinse Berlusconi alle dimissioni nel novembre del 2011, ponendo fine all’ultimo governo veramente eletto dai cittadini e inaugurando una nefasta stagione di egemonia decennale del PD che governò (male) senza mai vincere le elezioni.
L’Italia senza Berlusconi al Governo e il ritorno del centrodestra
Nel periodo trascorso senza Berlusconi a Palazzo Chigi abbiamo avuto un governo peggio dell’altro, un Capo dello Stato peggio dell’altro, una maggioranza politica peggio di quella precedente, abbiamo avuto personaggi odiosi e pericolosi come l’omicida colposo plurimo Beppe Grillo, il “Carneade” Giuseppe Conte e tutta la feccia politica dei 5 Stelle – vari scappati di casa, ignoranti, volgari, politicamente delinquenziali con idee strampalate nonché privi di visione e di senso dello Stato: il peggio che questo Paese potesse esprimere, persino peggio del PD.
La funesta parabola piddina-grillina è stata finalmente interrotta meno di un anno fa con la vittoria di Giorgia Meloni: era da più di dieci anni che il centrodestra non vinceva le elezioni e, finalmente, in Italia da qualche mese si respira una nuova aria di libertà a confronto del precedente lungo periodo di costante e insopportabile asfissia.
All’attuale governo, Berlusconi diede un fondamentale contributo. Nonostante alcuni difetti – la perfezione non è mai stata di questo mondo – il governo attuale è un milione di volte meglio di qualsiasi governo a trazione PD, dove la fregatura è sempre stata costantemente dietro l’angolo (vedi il liberticida ddl Zan, aumento delle tasse, patrimoniale e varie altre sciagure, alcune di queste scampate per un pelo).
La morte di Berlusconi ed il ricordo
La scomparsa di Silvio Berlusconi avvenuta una settimana fa, il 12 giugno 2023, mi ha lasciato incredulo e sgomento. Ho provato un dolore immenso, che si è protratto per i giorni a seguire e che ad oggi non è ancora finito.
Silvio Berlusconi ha rappresentato tantissimo per la mia vita dal punto di vista politico, ma soprattutto umano: grazie alla Sua discesa in campo, e conseguente mio impegno politico, nel mio piccolissimo ho fatto cose che non pensavo di poter fare e, soprattutto, ho conosciuto persone straordinarie che mai avrei pensato di poter incontrare.
Mi sono venute in mente le cinque volte in cui l’ho incontrato dal 1994 in poi, con il culmine del pranzo di Natale ad Arcore quasi dieci anni fa, nel dicembre 2013, dove facemmo anche una puntata a Villa Gernetto che doveva diventare la sede dell’Università della Libertà e di cui conservo il divertente ricordo di un breve ma esilarante scambio di battute in un momento nel quale ci siamo ritrovati soli in un immenso corridoio, e del quale a pochi ho rivelato il contenuto.
Mi sono venuti in mente i suoi discorsi colmi di significato e soprattutto di Verità (Lui, fra pochi al mondo, poteva permetterselo) su tutti i fronti – nazionale e soprattutto internazionale – e per quei momenti di vera autenticità Lo ringrazio.
Ho rammentato i vari scontri con i suoi detrattori, le sue battute e anche le sue barzellette.
Ho ricordato anche con gioia il godimento di quegli anni quando era a Palazzo Chigi: anche quei governi avevano qualche difetto, ma sempre meglio che avere vari post-comunisti al suo posto e, soprattutto, il continuo rosicare di questi ultimi suscitava in me piacere e divertimento.
Tutti i miei ricordi di Lui sono stati pesantemente turbati da parte dei suoi detrattori i quali – a corpo ancora caldo – si sono permessi di attaccarne la figura con le solite tiritere da disco rotto ripetute per anni e intrise di menzogne; non solo si sono permessi di contestare il lutto nazionale (a discrezione del Governo in carica), ma alcuni addirittura hanno contestato i funerali di Stato che altresì gli spettavano di diritto.
I fatti, al contrario, indicano altro: della scomparsa di Berlusconi ne ha parlato tutto il mondo istantaneamente e all’unisono, dal Giappone alla Cina passando per Europa, Stati Uniti e Russia. Commovente il commiato di Putin, il quale con Berlusconi ha perso il suo unico vero amico: l’unico che oggi avrebbe avuto la possibilità di parlargli con autorevolezza, amicizia e affetto. Se guardiamo agli attuali esponenti della Sinistra e del cosiddetto “terzo polo”, della loro dipartita nessuno a livello mondiale direbbe o scriverebbe alcunché.
Nessuno più di Silvio Berlusconi poteva meritarsi i funerali di Stato e il lutto nazionale. Perché era unico.
Poco dopo la conclusione del Suo funerale, ricevetti una telefonata di una persona a me cara che a quel funerale era andato. Abbiamo ricordato insieme di quanto bene abbia portato Berlusconi a tante persone e, soprattutto, di quante ne abbia fatto incontrare e unite negli anni.
Ciao Silvio
Silvio Berlusconi è stato un personaggio unico che ha eccelso in tutti i settori nei quali si è cimentato: edilizia, editoria, televisione, sport e politica.
Quella di Silvio Berlusconi è stata una vita dedita al lavoro, alla politica e al cuore dell’Italia.
Riposa in pace, Silvio. Se puoi, guardami da lassù.